giovedì 13 settembre 2007

Il messaggio

Gabriele osservò il fratello. Maestoso e completamente smarrito in se stesso.No, il suo cuore non poteva mentire. Ne era certo.<> un refolo di vento portò le sue parole, che raggiunsero con lentezza infinita l'orecchio tronfio del Generale Celeste.L'Arcangelo, non accennò a fermarsi. I Cieli Superiori erano ormai vicini e dopo aver disposto l'armata di Malhim, tutto quello che rimaneva era far rapporto agli altri Sette.<> l'umidità attorno alle orecchie del Arcangelo si solidificò in acqua, e l'acqua a sua volta in suoni.L'Arcangelo trafisse le più belle nuvole che I Nove Anelli della Letizia avessero mai avuto. La sua Spada di Fiamma in bella mostra e le nuvole cessarono di esistere. Il pensiero lo divertì. Ma sepolto dentro di lui, un pensiero molesto ed inarrivabile. Lucifero, il Perduto, lo Sconfitto, non aveva voluto, per l'ennesima volta, confrontarsi con lui. La spada era stata inutile, ancora. Stizzito ed amareggiato, la ripose nelle pieghe dell'esistenza, fino a farla tornare il raggio di Luce e Volere Divino che una volta erano stati.<> le fattezze esteriori di Gabriele mutarono. La foggia ora impercettibilmente femminile, aleggiava attorno al fratello. Le parole intessuto di fili di cuore puro. Suoni rubati agli strumenti dei migliori musici umani.Michele, si girò. D'improvviso le Nuvole della Letizia, tornarono, richiamate dal nulla in cui la spada di fiamma li aveva gettati. La bellezza trasudante da quelle molecole d'acqua instabile avrebbe potuto commuovere fino alla morte qualsiasi poeta mortale e non. Un suono impalpabile si diffuse attorno a loro. Dal etere stesso un vento carezzevole e profumato cantò della prima pioggia estiva, lambendo le gote immacolate dei due Arcangeli. Il sorriso di Michele, amabile ed irresistibile scintillò verso le forme aggraziate e sensuali di Gabriele. Gabriele fu sul punto di Cadere a sua volta. Il Fratello non aveva sorriso in quel modo dal momento del Grande Dibattito durante cui il suo generale, La Stella del Mattino, aveva tradito per sempre la Schiera Lealista. Era talmente bello da riuscire quasi a competere con il Portatore di Luce stesso nel suo massimo fulgore. Gabriele pianse, sommessamente, col capo reclinato su un fianco. Timido, quasi impacciato per quanto la sua forma leggiadra permettesse, si avvicinò al Maestoso Duce Celeste. La punta delle sue dita lambì le guance del fratello, tanto lentamente che intere galassie morirono durante l'intero gesto.Disarmata e incerta, ma sconvolta da passioni così pericolosamente eretiche Gabriele, la Messaggera Celeste stillò queste parole sussurrate:<>. La forma angelica mal conteneva quelle emozioni tanto impure e tanto forti. Desiderò che le leggi ferree del Cielo, fossero più elastiche. Morì dentro, un poco, ma non poteva smettere di fissare Michele, rinato nelle sue emozioni originali dopo eoni di Purgatorio.<> lo blandì con calore e trasporto il Primo tra i Sette, <> Michele chiuse gli occhi punteggiando con un leggero rossore le ultime parole.Gabriele trasalì. Parte delle nuvole attorno a loro si mutarono in cascate, cascate altissime. I giochi di luce si realizzarono in un arcobaleno virtuoso ed impossibile, tanto era la beatitudine nei Cieli Superiori. Con una dedizione ed amore infiniti Gabriele, La Messaggera, avvolse con l'arcobaleno l'amato fratello. Lo vestì come un vero Generale. Lo vestì come il Capo Supremo dei Troni e delle Potenze. Lo vestì come il suo unico e vero amato. Fu ancora una volta goffo o forse no. Avvicinandosi i loro menti si sfiorarono. Pochi micron incapaci di veicolare più di qualche innocua molecola di materia angelica. Gabriele si appropriò del concetto stesso di Fuoco Divino. Un tuono sconvolse il concerto di cascate, turbandone la quiete per un singolo istante. Aveva forse osato troppo? Forse ne era valsa la pena, tanto era il suo stupore per il cambiamento del Signore dei Sette, l'adorato Michele.L'arcangelo riaprì gli occhi, mestamente ma con una decisione che accese ulteriormente Gabriele.<> sillabò teneramente Michele, senza osare fissare negli occhi i riccioli biondi di Gabriele.<<... Ne è valsa la pena. Aspetto dalla Caduta questo momento... non mi pento...>> le parole del minore tra i Sette vennero dolcemente interrotte.<<...ed invece pentiti. Perché questa ardita follia spettava a me. Mentre tu eri preoccupata per la mia Luce, io invece non ho mai ricordato te, Specchio D'Acqua. Ma ti ho notata, dentro le nostre armature formidabili intessute dal Volere Supremo. Ti ho percepita, triste e nascosta nelle pieghe recondite delle tue profondità interiori. Ho sofferto per te. Ed ho sofferto per me. Ma sai bene che il mio Dovere, il mio Comando, non concedevano di esserti vicina nella maniera degna. Questo, devi sapere.>> Michele le sorrise con forza e gentilezza alla pari. La musica delle cascate divenne più forte e al contempo malinconica e struggente.Le ali di Gabriele si ripiegarono, timidamente. Un lungo gesto, che produsse increspature nella luce stessa che circondava il gioco di luci e dell'arcobaleno. Si vestì a sua volta con i fotoni e le molecole d'acqua. L'armonia ineffabile divenne complementare ai vestiti eterei di Michele. Una sinfonia di luce, al pari del migliore demiurgo del Paradiso Terrestre. Entrambi gli Angeli rimasero estatici nella contemplazione della bellezza del Creato, e dell'arte di Gabriele. Questa volta piansero in due. Le loro ali ripiegate si sfiorarono. Quasi. Senza mai toccarsi. E proprio come per due comuni Caduti, il Tempo si fermò mentre un nugolo di tempeste e tuoni si avvicinavano a loro, per avvisarli della disapprovazione dei Cieli Superiori.L'arcangelo Gabriele più non era. Solo il suo amore smisurato per Michele lo definiva, lo esaltava, lo completava, irrimediabilmente. Incapace di trattenersi oltre, avanzò ancora una volta verso l'amato Arcangelo. Chiuse gli occhi. Dischiuse le labbra in una preghiera silenziosa. Si avvicinò, fino a quando le loro Ali non si toccarono. Agognando il contatto. Desiderando l'Impuro.Venne la Notte. Per la prima volta dalla Caduta, le Nuvole della Letizia si tinsero di Nero, preso in prestito all'Abisso. I tuoni sconvolsero senza pietà alcuna le cascate virtuose della Messaggera. In brevi spazzate più non furono. A Gabriele non rimanevano che le lacrime asciutte.Michele mutò. Così come se ne era andato repentinamente tornò l'implacabile Generale Celeste, massacratore delle genti ribelli. Le sei ali maestose sorsero dalle sue spalle. Ancora più terribili di quelle con cui aveva fronteggiato e condannato la Stella Del Mattino. Gli occhi in fiamme, colmi di disprezzo e retribuzione. Il dito puntato come un'arma verso il fratellino minore. Venne il tuono e con esso le parole dell'Arcangelo Generale: <> urlò Michele sferzando il fratello minore.<> rotto nelle lacrime acide rispose il Messaggero in balia delle correnti ascensionali più terribili che i Cieli Superiori avessero mai visto.<> la sentenza dell'Arcangelo Michele colpì il fratello minore, ma fu il tono di quelle parole a ferirlo a morte e le conseguenze immediate.Gabriele, chinò le ali. Si prostrò. Asciugò le lacrime. Si inchinò fino ad annullare la sua intera forma. E sulle sue labbra si compose un cenno muto e sterile di assenso. Svuotato e privato di ogni sentimento. Michele torreggiava su di lui e suoi infranti sentimenti. Non vi era alcuno scopo resistere. Chinò il capo ancora una volta, senza rialzarlo più.<> disse quasi divertito il Duce Celeste dopo essere stato nuovamente illuminato dal Volere Divino,<<>>. Michele si sedette sul Trono insieme agli altri angeli del Concilio dei Sette. Il loro sguardo severo e crudele scese insieme al Messaggero fino al ciglio dell'Abisso.Gabriele volò, senza mutare l'espressione. Senza voltarsi indietro. Senza distogliere nemmeno una volta lo sguardo dalla bocca dell'Abisso sotto di lui. Incapace di manifestare emozioni per volere del suo amato fratello, ma pienamente consapevole delle atrocità a cui l'Abisso condannava i Caduti... e lui.

Alessandro Sidoti

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