lunedì 4 giugno 2007

Da qualche parte, viva

‹‹C’è stata una volta, quest’estate, in cui ho riso come un matto, ho riso da dovermi tenere lo stomaco, una di quelle volte che ti cadono le lacrime, che non sai come fare a smettere, che se ci ripensi ti viene ancora da ridere… ti ricordi?››
‹‹Mi sembra di sì… alla cena dal Testaccio, no? Abbiamo riso tanto…››
‹‹Quasi. E’ stato mentre ci stavamo andando, quando eravamo ancora in macchina››
‹‹Ah, già! Oddio, te lo ricordi ancora…››
‹‹E chi se lo dimentica? Credo di non aver mai riso tanto in vita mia››
‹‹Solo perché mi sono spaventata del fatto che c’era una vacca in mezzo alla strada e ho frenato all’ultimo minuto…››
‹‹Frenato? Hai dato di sterzo e per poco non ci siamo ribaltati. Hai gridato una raffica di Signori e Cieli che non finiva più. Quando finalmente la macchina si è fermata, mi hai guardato con la faccia di una che ha fatto un gargarismo con il mercurio. E la vacca non si è spostato di un centimetro››
‹‹Ecco un buon motivo per andare al mare, quest’anno››
‹‹Ma no. Basta che la prossima volta fai guidare me››
‹‹Amore, devo forse ripeterti quello che penso a proposito dei luoghi comuni sulle donne al volante?››
‹‹No, grazie, credo di saperne già abbastanza…››
‹‹Comunque dico sul serio. Stare qui mi ha fatto venire voglia di andare al mare. Che ne pensi?››
‹‹…››
‹‹Beh? Allora?››
‹‹Mi sembra una buona idea. Ma sì, quest’estate andremo al mare…››


‹‹Tua sorella è un disastro. Ha detto che arriverà dopodomani. Eppure le ho spiegato che…››
‹‹Mamma, santo cielo. Non c’era bisogno di metterle fretta››
‹‹No, va bene, mica le ho messo fretta, ma visto che…››
‹‹Già, non le avrai messo fretta a modo tuo, cioè profetizzando l’apocalisse se non sarà qui nel giro di qualche ora. Dille che non importa, può restare a Berlino, non serve che torni...››
‹‹Ma come non serve! Con te in queste condizioni…››
‹‹Ma quali condizioni? Sto benissimo! Non ti sei allarmata così nemmeno quando papà si è sentito male l’anno scorso...››
‹‹Che c’entra...››
‹‹Suvvia, mamma. Stai diventando vecchia. Richiama Cristiana e dille che non venga. Davvero. Farebbe il viaggio per niente, visto che al massimo dopodomani mi manderanno a casa››
‹‹…››
‹‹Va bene, ho capito, la chiamo io. Passami il telefono››
‹‹Santo cielo! D’accordo, le dico di non venire. Contenta?››
‹‹Brava. E poi non c’è davvero bisogno di preoccuparsi. Sto benissimo››


‹‹Sai papà, mamma sta invecchiando proprio male. Sono qui da due giorni, e quasi m’infila le immagini dei santi in tasca››
‹‹Non è la vecchiaia. E’ sempre stata così››
‹‹Sì, è vero. Mi ricordo di quando io e Cristiana eravamo piccole, e lei non voleva che la portassi in giro sul portapacchi della bicicletta…››
‹‹Io ho dovuto smettere di bere due caffé al giorno. Diceva che fanno venire la gastrite››
‹‹Beh, però bisogna ammettere che mi ha insegnato bene. Credo di aver imparato da lei tutto ciò che non si deve fare››
‹‹Sarai una moglie perfetta, dunque››
‹‹Uhm, ne dubito. A proposito, Rino quando viene? Quel disgraziato non si è ancora fatto vedere, da quando sono qua!››
‹‹Tesoro, è venuto l’altro ieri…››
‹‹Stai scherzando, papà? Saranno almeno tre giorni che non lo vedo. No, probabilmente di più. Non lo vedo da almeno una settimana. Dammi il telefono, che lo chiamo e gliene dico quattro››
‹‹Sofia, è venuto l’altro ieri, sul serio. Forse eri stanca e non te lo ricordi…››
‹‹Ma piantala un po’, papà! Secondo te mi dimentico di aver visto il mio ragazzo? Dai, passami il cellulare!››
‹‹…››
‹‹Beh?››
‹‹Va bene. Ma non essere troppo severa con lui››


‹‹Mi sento come…››
‹‹Sì? Hai bisogno di qualcosa…?››
‹‹No, grazie… mi sento come… come se… fossi pesante… come se il mio corpo all’improvviso fosse diventato di piombo… e con questo corpo io dovessi camminare su un filo di seta trasparente di cui non si vede la fine, senza perdere l’equilibrio… e sopra, sotto e intorno a me ci fosse solo cielo… e una brezza dura, come ferro… e rondini, rondini nere… che vanno verso l’alto…››
‹‹Riposati un po’, amore mio…››


‹‹Ah, finalmente ti fai vedere! Che madre snaturata, che ho. Sono qui da due giorni, e vieni solo oggi!››
‹‹Ma Sofi, ero qui ieri sera…››
‹‹Mi prendi in giro? Non eri ancora mai venuta. Cristiana quando arriva?››
‹‹Non viene. Hai voluto tu che restasse a Berlino…››
‹‹Ah, l’ho voluto io? Uhm, sì, probabile. Non vale la pena farla venire qua. Tanto, al massimo dopodomani mi manderanno a casa››
‹‹…››


‹‹Rino sei veramente uno sciagurato, sai…? Due giorni che sono qua e tu ti presenti con tutto questo ritardo…››
‹‹Ti ho portato un libro››
‹‹Uhm, non ti perdonerò così facilmente…››
‹‹E’ una raccolta di poesie di Rimbaud››
‹‹D’accordo. Perdonato››
‹‹Ne leggiamo qualcuna?››
‹‹Sì. Posso scegliere?››
‹‹Certo››
‹‹Direi questa. “L’alba”››
‹‹Ho abbracciato l’alba d’estate…››
‹‹Nulla si muoveva ancora sulla fronte dei palazzi. L’acqua era morta. I campi d’ombra non abbandonavano la strada del bosco. Ho camminato, ridestando gli aliti vivi e tiepidi, e le pietre preziose guardarono, e le ali si alzarono senza un fruscio…››


‹‹…Al risveglio era mezzogiorno››
‹‹Mi sembra di averla già sentita, questa poesia››
‹‹Forse l’avrai letta con Rino››
‹‹Ma figurati, papà. Quello scansafatiche non si fa vedere da almeno una settimana››


‹‹… Cristiana ha sempre fatto così, mamma. Anche quando eravamo bambine. Quando io ero malata, lei usciva a giocare e non si curava minimamente di me. Anzi, avevo l’impressione che fosse quasi piacevole, per lei, il fatto che io dal mio letto sentissi le sue grida allegre in giardino…››
‹‹Tua sorella è arrivata ieri, Sofi. E’ anche venuta qui a trovarti…››
‹‹…e tu sempre a difenderla, come al solito!››


‹‹Vede, infermiera, nella mia famiglia sono tutti dei gran menefreghisti. Il mio fidanzato, poi, è veramente un cafone. Sa che in due giorni… - caspita, sembrano di più - … insomma, sa che da quando sono qui, non è ancora venuto nessuno a trovarmi?››


‹‹Io non capisco. Cosa vi ho fatto…?››

‹‹Crediamo si tratti di encefalite letargica. Ogni tanto riprende conoscenza, le facoltà mentali sono intatte, ma non ricorda niente dei fatti accaduti di recente. Diciamo che, ogni volta che si addormenta, perde la memoria di quello che è accaduto il giorno prima››
‹‹Quindi la sua memoria si è fermata a tre settimane fa, quando le è preso il primo attacco…››
‹‹Continua a sostenere che è qua da due giorni, ma i suoi sensi sanno che è passato molto più tempo…››
‹‹Qual è la cosa peggiore che può capitarle, dottore?››
‹‹Beh… che si addormenti definitivamente, e rimanga in uno stato simile al coma…››
‹‹Ma una cura… una cura, esiste?››
‹‹La stiamo curando come meglio possiamo, signorina Cristiana. Stia tranquilla. Stia vicina a sua sorella più che può…››
‹‹Farò del mio meglio, anche se è difficile… sarà la millesima volta che le ripeto com’è andata a Berlino…››


‹‹…E’ buio. Come in un fondale marino…››
‹‹La persiana è aperta a metà. Vuoi che la tiri su completamente?››
‹‹Sì… o forse è meglio di no, forse darebbe fastidio agli altri… e poi… la luce comunque non basterebbe…››
‹‹Stai bene, amore?››
‹‹La luce… anche con cento finestre aperte, e cento lampadine, e cento candele... non basterebbe lo stesso… c’è pochissima luce… qui dentro…››
‹‹Sei solo un po’ stanca. Dovresti riposare››
‹‹Mi sembra di non aver fatto altro, negli ultimi tempi…››


‹‹Io davvero non capisco…››


‹‹Papà…?››
‹‹Oh… scusa, tesoro, mi ero addormentato››
‹‹No, scusami tu. E’ che ti stava scivolando il libro dalle ginocchia››
‹‹Grazie, cara››
‹‹Sai, non ho potuto fare a meno di notare…››
‹‹Che cosa?››
‹‹Niente, una sciocchezza. Stavo pensando che… che ti addormenti sempre nello stesso identico modo. Sempre…››
‹‹Davvero? E come?››
‹‹Te l’ho sempre visto fare, fin da quando ero bambina... anche allora, ti sedevi sulla poltrona, leggevi per un po’, poi la testa ti cominciava a ciondolare - a dire dei sì pesantissimi -, gli occhiali ti scendevano sulla punta del naso, il collo ti si ritraeva tra le spalle… mi facevi una tenerezza così grande, quasi dolorosa…››
‹‹Sofia…››
‹‹E desideravo… desideravo essere io quel sonno, volevo essere io, a farti scivolare in un tale stato di quiete… volevo essere il tuo ponte per quella dimensione di serenità ristorante, dove nessun dispiacere poteva toccarti…››
‹‹Ti si chiudono gli occhi, Sofia…dormi un poco…››
‹‹Ma è ancora giorno…››


‹‹Confonde il giorno con la notte, si addormenta mentre parla…››
‹‹E quando è sveglia ha sempre quell’aria trasognata…››
‹‹Non trova sia peggiorata, dottore?››
‹‹Stiamo facendo tutto il possibile››
‹‹Ma ha provato a parlarci? Secondo me Sofia si rende conto…››


‹‹…Ho paura››
‹‹Di che cosa?››
‹‹Di non vederti più…››
‹‹Ma sono qui, amore…››
‹‹C’è sempre più buio, qua intorno. Ma non fa paura… è un buio caldo… morbido. Come un letto. Ma è… un buio che cancella. Sì. Cancella… e io non voglio… perché sento che se cedessi, se mi arrendessi a quel calore…››
‹‹Non devi farlo. Non arrenderti…››
‹‹E poi, se cancellasse… come farei? Anche se restassi viva, non sarebbe come se…? Senza più coscienza, senza più ricordi… non sarebbe come se…?››


‹‹Ti ricordi di quando abbiamo rubato le ciliegie dell’albero del vicino, e mamma per punizione ci ha dato tre sberle a testa?››
‹‹Non erano tre sberle a testa. Erano tre sberle in tutto. Due a me e una a te. E mi presi anche una sgridata perché ero la più grande e non dovevo farti fare certe cose››
‹‹Davvero? Sei sicura?››
‹‹Certo. Ma lasciamo stare… piuttosto, raccontami com’è andata a Berlino…››
‹‹Oh, cielo, basta… ne possiamo fare a meno, per questa volta?››
‹‹Per questa volta…?››
‹‹Sì… parliamo d’altro››
‹‹…Cristiana, ma che succede…? Siete tutti un po’ strani, in questi giorni…››


‹‹Ormai dorme da più di quarantott’ore…››
‹‹Non aveva mai dormito così a lungo››
‹‹Sta peggiorando››
‹‹I dottori cosa dicono?››
‹‹Non so, ho mandato tuo padre a chiedere, stamattina, ma non è riuscito a sapere niente. Mai una volta che sappia imporre la sua autorità, santo cielo…››


‹‹…E cos’ha detto il medico?››
‹‹Te lo dico perché hai il diritto di saperlo, Rino. Ma non dirlo a mia moglie e a Cristiana, per ora. Glielo dirò stasera, con calma…››
‹‹Dio mio. E’ così grave…?››
‹‹…i dottori hanno detto che può solo peggiorare. I risvegli saranno sempre meno e sempre più brevi… fino a che…››
‹‹…Vado da lei››


‹‹Volevo dirti che… non m’interessa… non m’interesserebbe… se tu non potessi parlare, o sentire quello che ti dico… ››
‹‹Papà…››
‹‹Se anche io ti avessi qui vicina… sarebbe sufficiente… se potessi guardarti respirare, accarezzarti i capelli, sentire il calore della tua mano nella mia… se potessi osservarti mentre ti culla un sonno perenne e tranquillo…››
‹‹Papà, che stai dicendo?››
‹‹Sarebbe sufficiente, per me… sapere che sei viva, e al sicuro, da qualche parte…››


‹‹Sofia…››
‹‹Sì, mamma?››
‹‹Mi spiace per quelle due sberle››
‹‹Eh?››
‹‹Cristiana me l’ha ricordato qualche giorno fa. Quella volta che avete rubato le ciliegie al signor Ermanno e io ho sgridato te perché eri la più grande… me lo ricordo, sai… e volevo dirti che non l’ho fatto per cattiveria, l’ho fatto così… ma non perché ti volessi meno bene…››
‹‹Cristiana? E quando ne avete parlato? Non è a Berlino?››


‹‹Scusa l’ora. E’ che si è svegliata dopo una settimana che dormiva…››
‹‹Rino… ci hanno detto che potrebbe essere il suo ultimo risveglio››
‹‹…andate voi››
‹‹No, abbiamo deciso di far andare te››
‹‹Noi quello che dovevamo dirle gliel’abbiamo detto… e continueremo a dirglielo sempre, in tanti modi, anche quando non potrà più ascoltarci… ››
‹‹La terremo con noi, le staremo vicini… ci basta che sia viva, e che non soffra… ci basta sapere che c’è, e che forse è in un mondo più sereno di questo…››



‹‹Sai che mi sono fatta proprio una bella dormita? Mi sembrava di non dormire da anni. Ho anche sognato››
‹‹E cosa?››
‹‹Ero una trapezista in un circo. Camminavo su un filo sottile, mi sembrava di dover cadere da un momento all’altro, e poi invece non cadevo. Raggiungevo l’altra pedana senza vacillare, e mi pervadeva un senso di gioia e d’euforia tale che avevo voglia di spiccare il volo…››
‹‹Dev’essere stata una bella sensazione…››
‹‹Già. Un bel sogno. Credo d’averne fatto anche un altro, ma era più confuso››
‹‹E in quest’altro sogno cos’accadeva?››
‹‹C’eri tu... mangiavi una mela seduto a un tavolo. Ma ogni volta che ti portavi la mela alla bocca, lei ti passava attraverso… i tuoi denti non stringevano nulla… la mela rimaneva intatta…ed era come se… se l’immagine di te si stingesse… si sfilacciasse, in qualche modo…››
‹‹E poi?››
‹‹Non mi ricordo bene… la mela diventava luminosa. Sì, diventava un piccolo globo lucente. E a un certo punto si è disfatta in tante lucciole… che si sono diffuse tutt’intorno, e sono rimaste sospese in aria… e nel frattempo, dal basso, c’era come una macchia di buio, che saliva… avvolgeva le gambe del tavolo, la sedia, la tovaglia, la fruttiera, e poi te… te, fino al collo… amore, che c’è? Perché piangi?››
‹‹Non piango… anzi, mi viene da ridere››
‹‹Sei sicuro…?››
‹‹Sei così buffa. Sogni di essere una trapezista e mi fai ingoiare dal buio…››
‹‹Eh, mica è colpa mia!››
‹‹Lo so. Sei buona, tu… forse troppo, per questo mondo… ogni volta mi rimproveri perché non immagini, non ricordi di avermi visto, ma sono rimproveri dolci, come se in fondo sapessi che la colpa… non è di nessuno… ››
‹‹Rino, non credo di seguirti. Forse perché sono un po’ stanca…››
‹‹Scusami, amore››
‹‹Che strano, mi sono svegliata un’ora fa e ho di nuovo sonno… dev’essere il caldo››
‹‹Uhm, sì››
‹‹Sai, mi piacerebbe andare al mare, quest’estate…››
‹‹…››
‹‹Che ne pensi…? Oh, credo di avere un po’ di febbre. Mi si chiudono le palpebre…››
‹‹E’ un’ottima idea. Appena tornerà l’estate, ci andremo››
‹‹Allora è deciso. Santo Cielo, non so che succede, sembra un attacco congiunto di pisolini pomeridiani in arretrato…››
‹‹…››
‹‹Ti spiace, amore? Mi basta poco. Fammi dormire un’ora e sarò di nuovo vispa. Ah, di’ ai miei che appena mi sveglio voglio parlare con il dottore, e dirgli che mi mandi a casa in fretta, perché non ne posso più di stare in ospedale››
‹‹…Sì…››
‹‹Che strana cosa che è, il sonno… ci hai mai pensato? E’ come essere morti, eppure non fa paura… anzi, lo si ricerca come si ricerca un abbraccio, lo si mendica come fosse un rifugio…uhm, per favore, Rino, puoi restare qua un altro po’? Fammi compagnia mentre mi addormento…››
‹‹Certo, Sofia. Resterò qui. Resterò qui sempre. Quando riaprirai gli occhi, sarò ancora qua accanto al letto, con te…››

Linda De Santi
Input: Morbo di Merlino

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